17 aprile 2024
E’ morto Adriano Aprà, l’André Bazin italiano [Stefano Beccastrini]
"Ormai da qualche tempo, nel pensare al cinema del futuro, si profila un’ombra che mi tormenta: quella della catastrofe irreversibile del nostro pianeta. E dovrei aggiungere imminente, anche se io non vi assisterò, ma sono già testimone di molti segnali premonitori. Nel 1951 esce un film di fantascienza di Robert Wise, The Day the Earth Stood Still (da noi Ultimatum alla Terra, ma il titolo originale suona “Il giorno in cui la Terra si è immobilizzata”), in cui si narra di un alieno che, in forma umana (un nuovo Cristo?), cerca di convincere i terrestri di scegliere la pace contro la guerra. L’umanità è scioccata dal messaggio ma nel film non sappiamo se lo seguirà. Nella realtà, sappiamo che non lo ha seguito".
ADRIANO APRA’, da una recente intervista
Lunedì 15 aprile 2024, in quel di Roma, è morto Adriano Aprà, profondo conoscitore e teorico – sarei tentato di uare il termine di “filosofo” – del Cinema. Lo conoscevo molto bene, seppur senza vedersi di frequente, e condividevo con lui, da anni, la indimenticabile amicizia con due
enfants terribles della filmica poesia quali i troppo presto scomparsi Enzo Ungari e Marco Melani. Con Adriano ci eravamo incontrati di persona, dopo alcuni colloqui epistolari e telefonici, nel lontano 1967: ad Arezzo, ove Marco aveva organizzato una serata, nel salotto di casa di Pierfrancesco Bargellini, in cui il geniale film maker aretino ci proiettò per la prima volta i suoi capolavori underground, tra i quali il mitico
Morte all’orecchio di Van Gogh, che impressionò molto Adriano e lo spinse a parlarne su
Cinema & Film, la bellissima rivista da lui fondata e diretta.
Talvolta, in occasione di qualche mio viaggio romano, con lui e con Marco siamo andati a cenare assieme da
Settimio, trattoria piena di gente di cinema che, situata in via del Pellegrino, non era lontana da Via del Governo Vecchio, laddove Aprà viveva (vi ospitò a lungo Marco, con amicizia e generosità turbate dal triste, e progressivo, perdersi del comune amico nelle sabbie mobili della tossicodipendenza). L’ultima volta che abbiamo condiviso, con Adriano, alcuni giorni di riflessione sul cinema e di richiamo alla memoria di Melani, morto troppo presto nel 1996, fu nel maggio del 2002, al Lodi Città Film Festival. Il festival lodigiano era dedicato all’Ugo Tognazzi cineasta - che non piacque granché né ad Aprà né a me – ma nel corso di esso fu presentato anche il volume Marco Melani.
Il Viandante ebbro. Scritti, testimonanze, conversazioni, curato da Fabio Francione ed Enrico Ghezzi. Tale volume raccoglieva scritti di Marco e su Marco, compresi un articolo di Adriano su Il nostro comune amico (“Ho conosciuto Marco Melani attorno al 1968: l’occasione fu l’invito a scrivere un pezzo su Jerry Lewis per una retrospettiva organizzata a San Giovanni Valdarno”) e uno mio su Marco Melani. Gli anni giovanili (“Marco e io eravamo coetanei essenso entrambi nati nel 1948”).
Con Adriano Aprà è venuto a mancare, ed è per noi cinefili un lutto assai gravoso, il più sapiente e il più saggio dei cultori di cinema del nostro Paese, l’inventore di
Cinema & Film, l’André Bazin italiano. Da lunedì, ho collocato una sua foto nella mia
chambre verte.
Stefano Beccastrini