23 dicembre 2020

Il mondo dello spettacolo in grave crisi a causa delle restrizioni anti Covid [Giampiero Bigazzi]

Qual’è in generale la situazione del tuo settore?
E’ molto brutta. Siamo stati fermi nel primo confinamento: teatri, sale da concerto, club, cinema subito chiusi. Abbiamo poi avuto delle occasioni in estate che abbiamo sfruttato con pazienza e serietà, anche se, in genere, condizionate da mancanza di risorse e dalla gestione complicata degli ambienti e del pubblico. Ma è stata una boccata d’aria e il consenso incontrato, veramente notevole, ha dimostrato la voglia di cultura e di momenti di partecipazione (che non fossero solo ritrovarsi in un supermercato…). Con l’autunno siamo stati bloccati di nuovo dalla seconda ondata. Ed è stata una bella botta. Ma cosa si può dire? la situazione sanitaria è ancora molto negativa e non vedo perché dobbiamo per forza sentirsi privati della libertà, considerarsi sempre al centro delle cose. In gioco non c’è la possibilità di fare un apertitivo, ma la continuazione della nostra vita civile. Quindi, anche tutto il mondo dello spettacolo dal vivo, si è adeguato.

Pensi che ci sia stata uniformità nei vari provvedimenti di chiusura?

Penso proprio di no. Certe scelte sono state francamente incomprensibili, considerando che in estate la correttezza dei luoghi di cultura è stata memorabile. L’impressione è che chi a gridato più forte abbia ottenuto maggiore considerazione e maggiori margini di manovra. Per poi, semmai da parte di chi aveva deciso, pentirsene. Le lobbies funzionano anche in Italia e chi è più bravo ottiene di più. Il settore della cultura e dello spettacolo (se si escludono gli enti lirici, la rete museale e forse l'editoria) storicamentenon ha mai avuto  una consistente “rappresentanza sindacale”. Forse, in questo momento di crisi, si stanno cominciando a vedere forme di organizzazione. Finalmente, ci voleva il virus...

Con la cultura non si mangia...
Va bè, ma siamo lavoratori anche noi… non solo saltimbachi. Tutto il settore occupa diverse centinaia di migliaia persone, famiglie da mantenere e produzione economicamente rilevante. Ma sono soprattutto un esercito di lavoratori, spesso intermittenti, che permettono all’industria dell’intrattenimento, chiamiamola così, di essere uno dei pilastri del nostro Paese. C’è da dire che la pandemia, con i disastri che ha provocato, ha fatto emergere questo mondo. Si sono accorti che esisteva. E dobbiamo registrare che il concetto di “spettacolo dal vivo” (che, occhio! non è solo "intrattenimento") è entrato un pochino nei pensieri e nel linguaggio anche della classe politica ed è già una buona conquista…

Quali sono gli aiuti arrivati dal governo?

Anche in questo momento terribile per tutti, permane comunque la delusione per cui il nostro mondo arriva sempre in fondo ai pensieri e alle azioni di chi ci governa. Ma, come dicevo, piano piano qualcosa si è mosso. Forse una lieve scintilla si è accesa anche nelle stanze ministeriali. Si è aperto finalmente un tavolo tecnico permanente fra operatori e Ministero delle attività culturali. Si è diffusa questa inedita parola, ristoro, vetusta terminologia burocratica a cui, alla fine, ci siamo affezionati e abbiamo accolto, contenti, i vari ristori. L’impressione però è che un complesso di creazione culturale, oltre l’emergenza, non può essere basato sull’assistenzialismo. Nel nostro caso bisognerebbe veramente che le cose non ritornassero a essere come sono adesso. Necessitiamo di regole certe e consapevoli, di leggi apposite (soprattutto per quanto riguarda la musica), di spazi giusti, di coinvolgimento della scuola (perché la matematica e non la musica? perché la letteratura e non il teatro come drammaturgia, e il cinema? cioè il linguaggio che è sintesi di tutto…). E ancora: rivedere l’accesso al Fus (Fondo unico dello spettacolo), riformare il codice dello spettacolo dal vivo, semplificare, uniformare, rivedere i meccanismi previdenziali, abbassare l’iva per la musica. Lo spettacolo sta morendo ed è indispensabile intervenire per chi opera in un così grande e importante comparto, oltre la logica dei ristori.

Forse manca un progetto...
Questo è il problema. I luoghi per faqre spettacolo e cultura ne abbiamo molti, in tutt'Italia. Semmai si tratta di usarli bene. Che gli enti pubblici abbiano progetti per usarli bene. E anche il governo. C'è grande incertezza in queste settimane, ma mi preoccupa che ci si dimentichi spesso di parlare di cinema, teatri e concerti. Anche da parte dei media. Si dà per scontato che siano chiusi,mentre i centri commerciali restano aperti. Inoltre, se si poensa che si debbano riaprire nel futuro, bisogna creare un forte identità a chi crea e al pubblico (e ritorno al fatto dell'insegnamento, della scuola...). Tutto ciò non significa fare le piattaforme, o si vuole che si stia tutti sui divani in casa?

Quali le prospettive?

In questo momento non è chiaro cosa ci aspetta rispetto al Covid. La situazione è ancora diffiile. Certo, alcune cose sono un po’ curiose… Mentre rispondo alle vostre domande viene riaperto il mercato settimanale sotto casa mia (migliaia di persone difficili da controllare), ma non il teatro e il cinema. Quelli restano chiusi! Tante attività sono state considerate indispensabili, la cultura no. E' la più lunga quaresima della storia dello spettacolo.

Come vi siete mossi, allora?
Come nel primo confinamento, siamo ritornati a utilizzare il web, a organizzare eventi on line e streaming. Anche le istituzioni stanno cominciando a investire su questi strumenti. Per quanto ci riguarda siamo un po’ refrattari, ma non contrari aprioristicamente. Sono atti noiosi, un surrugato delle emozioni che suscitano eventi fatti da persone vive, su un palco davanti ad altre persone vive. Ma tant’è. D’altra parte Materiali Sonori ha un importante canale Youtube, una ampia presenza digitale del nostro repertorio musicale in tutto mondo (spotify, itunes, deezer, ecc.), il nostro settore cinema continua a produrre cortometraggi e video. Stiamo cercando quindi di valorizzare l’esistente e continuare a proporre novità.

E per i vostri storici appuntamenti dal vivo?
In questi giorni di apparente calma, stiamo proponendo artisti non italiani come Wim Mertens e Aksak Maboul per la prossima stagione. Siamo sempre pronti per rilanciare il progetto di Arlo Bigazzi e Chiara Cappelli “Majakovskij!”, interrotto per ben due volte. Stiamo lanciando il nuovo disco di Letizia Fuochi “Fuegos Y Chavela” e ci sono sempre Flame Parade con il loro bel “Cosmic Gathering”. Stiamo lavorando per l’omaggio di Alessio Lega a Ivan Della Mea. Stiamo continuando a pubblicare progett digitlai: Almost Blake, Paolo Ciarchi, "Ho male all'orologio" dello stesso Della Mea. In collaborazione con Spittle, stiamo ristampando diversi nostri titoli storici in vinile (adesso i classici di Alexander Robotnick e Durutti Column). Ma soprattutto, con l’ottimismo della volontà, stiamo cominciando a pensare alla prossima edizione del festival Orientoccidente. Diciassettesimo anno, Covid permettendo. L’estate scorsa è stata un’edizione entusiasmante, perché abbiamo potuto ritrovare i nostrti musicisti e attori e soprattutto un vasto pubblico, paziente e puntuale, che - pur alle dovute distanze - ci ha riabbracciato. Per la prossima ci stanno girando in testa belle idee. Vedremo se sarà possibile realizzarle. Mentre purtroppo la rassegna Materiali In Scena al Teatro di Cavriglia non è stato possibile portarla a termine, come avevo “giurato". Avevamo potuto fare degli spettacoli fra fine settembre e metà ottobre, oppure trasferire la rassegna on line (come hanno fatto molti teatri), ma non c’è stata la possibilità.

Quali sono, in queste settimane, le iniziative che pensate di fare prossimamente, on line e non solo?

Come ho detto gli eventi in streaming non ci entusiasmano. Preferiamo stare a studiare la rinascita, quando questa sarà possibile "in presenza", e intanto valorizzare quello che già abbiamo nel mondo digitale, ché non è poco. Ma abbiamo accettato due proposte di spettacoli on line, due situazioni che ci sono apparse interessanti. Arlo Bigazzi e Chiara Cappelli, con Mirio Cosottini, Lorenzo Tommasini, Lorenzo Boscucci, e le immagini di Pierfrancesco Bigazzi e Giulio Dell’Aquila, il 22 dicembre, dal Museo Venturi di Loro Ciuffenna hanno presentato “Io canto il corpo elettrico - e abbraccio quelli che amo”, un reading musicale con testi di Whitman, Majakovskij, Venturino, Allen e dello stesso Bigazzi. E’ una iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune e si inserisce nel progetto "ViviAmo Il Museo". Letizia Fuochi con Francesco Frank Cusumano, Ettore Bonafé, Oretta Giunti e le immagini di Claudia Ceville, presenterà il 29 dicembre, sui nostri social, “Sulle ali di Chavela - e la magia del mondo latino americano”, un viaggio alla ricerca dell’immaginario della grande cantora messicana Chavela Vargas. E’ una iniziative di “Inverno Fiorentino” promossa dal Comune di Firenze. In queste settimane poi sosteniamo “Entra nella scena”, un’azione promossa da Flame Parade e Brahms Strumenti Musicali a sostegno della musica indipendente. Per ogni acquisto oltre 250 euro, verrà regalato un Cd proposto da una band (hanno aderito in quindici fra gruppi e artisti). L’iniziativa nasce dalla volontà di costruire connessione tra i musicisti e solidarietà in un settore attualmente in difficoltà in un'ottica di economia circolare. Ci è piaciuta per il suo valore di sostegno della musica indipendente, partendo dal nostro territorio così ricco di esperienze creative e musicali.

Cosa si può dire, per cocludere?
Concludere non si può, perché la situazione è in continua evoluzione... le zone rosse, arancioni e gialle, il coprifuoco, il vaccino che sta arrivando... E' difficile, anche per una piccola realtà come la nostra, mantenere la rotta in questa bufera. Ma la musica (come la poesia) è l'anima di una umanità che sempre cambia. Saprà resistere. E uscire dal pantano di oggi. In generale posso dire che non "ne usciremo migliori"... Ma dopo anni di neoliberismo sfrenato si potrebbe dire - proprio da questa tragica "esperienza" - che la dimenzione di solidarietà, di coesione, direi di cooperazione e di comunità fra gli esseri umani è indispensabile per mantenersi vivi come individui. Almeno quanto la libertà dei singoli serve a tenere viva la collettività.

[a cura di Lapo Verniani - pubblicata su https://www.valdarno24.it/2020/12/23/il-mondo-dello-spettacolo-in-grave-crisi-giampiero-bigazziecco-cosa-ci-aspettiamo/ ]

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