La relazione di Giampiero Bigazzi per la Legge sulla Musica della Regione Toscana
Riportiamo l'intervento di Giampiero Bigazzi, per la Materiali Sonori, alla consultazione sulla proposta di legge n. 258 “Modifiche alla LR 25/02/2010, n. 21, in materia di musica popolare contemporanea, promossa dalla V Commissione del Consiglio Regionale della Toscana.
La presentazione delle modifiche alla LR n. 21 del 25 febbraio 2010, oggetto della consultazione a cui la Quinta Commissione del Consiglio regionale ci ha invitato, è quanto mai opportuna.
Quella legge infatti aveva in sé la positività di un provvedimento organico in materia di beni e attività culturali, ma non offriva (nella sua stesura originaria) un adeguato approfondimento e un riconoscimento della “musica popolare contemporanea”.
Proprio all’art. 34 restava in una dimensione sospesa e quindi non indicava, a nostro avviso, le giuste basi di partenza e le adeguate modalità dell’intervento della stessa Regione su un area musicale e culturale di grande rilievo, quale quello appunto della musica “pop” (nell’accezione che il consigliere Brogi specifica con puntualità nell’allegato).
Nell’integrazione adesso presentata a quella legge, è innanzitutto appropriato il riferimento al valore culturale e sociale della musica popolare contemporanea, alla sua configurazione come attività produttiva, soprattutto in un momento come questo, in cui sono a rischio di chiusura (in Italia ma anche in Toscana) centinaia di realtà produttive della musica indipendente e dello spettacolo dal vivo (soprattutto quello dedicato ai giovani talenti), con migliaia di posti di lavoro a rischio e con la prospettiva del crollo di una rete di creatività fondamentale anche dal punto di vista della tenuta sociale di questo Paese. Il riferimento ai meriti della musica popolare è doveroso per il valore delle professionalità che esprime, ma anche per la sua forza aggregativa (soprattutto per le giovani generazioni ma non solo) e per le sue virtù tecnologiche e soprattutto artistiche di cui la Toscana è storicamente una fra le regioni europee più ricche.
Quindi vogliamo affermare che la proposta di integrazione alla legge del 2010 è efficace e benvenuta.
Gli elementi che costituiscono il punto 3. dell’art. 34 bis sono tutti molto validi e nell’insieme tendono, non con discorsi di principio, ma con impegni precisi da parte della Regione, a promuovere e valorizzare la musica popolare contemporanea toscana, anche dal punto di vista professionale.
I vari interventi e realizzazioni assunti come impegni (dal punto A al punto L) sottintendono tutti l’idea che si tratta non solo di promozione, organizzazione, diffusione, ma anche di sostegni a una importante attività di produzione musicale, artistica, culturale. Ma nonostante questa positiva impostazione, ancora una volta non viene dato alla musica popolare la dignità di “produzione”.
Non traspare cioè una linea di azione precisa sulla produzione musicale, come invece è presente nel resto della legge n. 21 rispetto al teatro, alla musica classica, al cinema.
Questa è una mancanza che ispira, da anni, tutto l’intervento della Regione sulla musica, che non sia quella accademica. Non si riconosce la possibilità di sostegno alle “residenze artistiche” (come invece è nel teatro) e si continua a non interpretare nel loro dovuto rilievo i processi creativi che riguardano la musica popolare di qualità. Che sono meccanismi di sviluppo complessi che sottintendono studio, applicazione, conoscenze, ispirazione culturale. Questa è la musica che va oltre il “largo consumo”. E’ la musica d’autore e di ricerca, una musica di confine fra i differenti generi (e fra differenti discipline e tecnologie). Una musica che non deve per forza uscire dalle accademie e dalla tradizione classica (e nemmeno da quella che viene comunemente chiamata ancora “contemporanea” e che spesso si riferisce a composizioni di cento anni fa…). Una musica di avanguardia (se proprio si vuole usare questo termine) che comunque incontra sempre più ampi favori da parte di un pubblico sempre più numeroso. Una musica di cui, per tanti versi, la Toscana è riconosciuta leader nel mondo.
Sembra che ci sia una forte difficoltà a distinguere la musica popolare d’arte da quella di consumo, ma pensiamo che, in fondo, non sia proprio difficile distinguere il valore culturale e “alternativo” di “Maggio” di Riccardo Tesi da “Luglio” di Riccardo del Turco…
In questo senso resta inconcepibile considerare l’oggetto culturale “disco” come un mero oggetto commerciale e di consumo. Questo era già incomprensibile quando esisteva ancora il mercato discografico, oggi è per lo meno anacronistico. Non si vuole cioè capire, da parte delle istituzioni regionali, che il disco è come il copione per il teatro. Fare un disco oggi (operazione fra l’altro molto più onerosa che stampare un libro…) vuol dire dare il via a un progetto musicale che poi si sviluppa nelle “recite” (i concerti) dal vivo e cresce nella sua diffusione sui palcoscenici. Il disco è anche una forma di promozione del progetto stesso, un multiplo che spesso vive principalmente nella dimensione digitale on line. Ma è anche un’opera d’arte, il cuore pulsante della produzione musicale. Quindi si dovrebbe riconoscere la capacità produttiva della musica popolare contemporanea a partire anche dal sostegno per la realizzazione del disco.
In Toscana esiste un patrimonio discografico (e quindi musicale) di assoluto rilievo e di livello mondiale, creato dal dopoguerra fino ad oggi. Accettarlo e valorizzarlo come risorsa culturale (oltre che economica) sarebbe compito anche della Regione. Per esempio nella sua valorizzazione digitale.
Una realtà come la Materiali Sonori, che in quaranta anni di attività ha abbracciato gran parte, se non proprio tutta, la musica prodotta in Toscana (mettendola spesso a confronto con il panorama internazionale) potrebbe considerarsi candidabile fra gli Enti di Rilevanza Regionale.
Questa concezione limitativa del valore della produzione musicale (in tutti i suoi aspetti compresa la produzione discografica) e l’applicazione di modalità tipiche di altre espressioni artistiche (come per esempio il teatro), celano una impostazione riduttiva e spesso fuorviante che condiziona tutta l’azione della Regione sulle attività culturali (e che sembrerebbe da attribuire più a chi realizza i procedimenti attuativi che al legislatore). L’affermazione di una sempre più reale parità dei generi e delle forme artistiche farebbe auspicare, come sta succedendo in molti altri regioni (e perfino al Ministero), la presenza di professionalità provenienti dal mondo musicale e in particola da quello della musica popolare contemporanea.
Prima dell’approvazione nel 2010 della LR in oggetto, noi avevamo auspicato all’epoca una legge specifica dedicata alla musica popolare, come quella che aveva come promotore il consigliere Enzo Brogi, atto che avrebbe posto la nostra Regione in una posizione di avanguardia, in Italia. Non fu fatto e si preferì una ispirazione forse più funzionale, ma sicuramente più appannata. Adesso, con queste modifiche, si soccorre a quell’appuntamento mancato. E’ un soccorso parziale, ma di assoluto valore, soprattutto se vengono adeguati all’impostazione e ai princìpi che esso esprime, i relativi atti operativi.
Giampiero Bigazzi
presidente Materiali Sonori Sc
vice-presidente Audiocoop – Associazione produttori musicali indipendenti
direttore artistico Festival Orientoccidente
San Giovanni Valdarno, 31.08.2014