Giampiero Bigazzi: "in questo periodo dell'anno..."
In questo periodo dell'anno cominciamo a pensare al Festival Orientoccidente, uno degli appuntamenti più impegnativi del nostro lavoro come Materiali Sonori. E io, che ne sono il responsabile, entro immancabilmente in fibrillazione. In una specie di stato eccitato-meditativo strano... me ne rendo conto. Perché bisogna decidere il programma, fare i conti con i sempre meno soldi a disposizione, mettere d'accordo tutti, mantenere contemporaneamente gli standard degli anni passati, che sono stati sciaguratamente alti. Dico sciaguratamente con un pizzico di autoironia ma anche di compiacimento: perché spesso sono stati frutto delle nostre relazioni e collaborazioni e anche del prestigio delle piazze del Valdarno e forse anche di un pizzico di temeraria fortuna. Quindi ci pare sempre più difficile tener fede a questa immagine, soprattutto con le risorse che calano ogni anno un po'.
Ma il mio stato di confusa razionalità è dovuto soprattutto alla voglia di trovare un filo conduttore, un tema.
Perché Orientoccidente non è solo una rassegna di concerti ma un progetto culturale. Se non si trova questo non sono contento...
E quest'anno l'idea che mi ronza nella testa è di occuparsi ancora un volta del nostro stato contemporaneo e quindi di crisi. E' il terzo anno che questo sarà il filo conduttore: due anni fa parlammo di "resistenza", l'anno scorso di come Woody Guthrie raccontò un'altra grande crisi dell'Occidente, quella degli anni Trenta. Adesso vorremmo scorgere nelle nostre proposte una via di uscita, per esempio una suggestione ecologica, la difesa dei beni comuni, la sostenibilità del pianeta, il suo equilibrio.
La resistenza delle luccione nelle periferie delle nostre città, la celebre metafora di Pier Paolo Pasolini, il più lucido interprete critico della modernizzazione capitalistica e del mutamento antropologico della società italiana. Ecco, Pasolini. Partiremo da lui, dalle sue profezie. Dal suo intravedere il segno del più miope individualismo edonistico nel quale è precipitato il paese e il mondo. La sua poesia, narrante il cuore oscuro della contemporaneità, è ancor oggi impietosa denuncia di come siamo cambiati, e cosa siamo diventati, in questi tempi di incertezza morale e ostentato narcisismo.
Pasolini però non fu un indovino. Pasolini fu poeta e la poesia narra il cuore delle cose.
Per questo, la poesia dice la verità. Come la musica!
Ma Orientoccidente 2013 non sarà "dedicato a", sarebbe troppo scontato, ci sarà invece questa presenza. Diffusa e leggera. Anche per provare a far riscoprire un autore comunque difficile, ma che è stato uno dei più importanti intellettuali europei del Novecento.
E cominciamo stasera, all'ex Ceramica di San Giovanni Valdarno (e grazie al Comune di San Giovanni), con il reading di Pierpaolo Capovilla, coraggioso interprete dell'Italia e della cultura di oggi che si vuole rivolgere soprattutto ai giovani.
Una serata che non sarà "facile", non ci saranno concessioni alla comunicazione pop. Sarà una serata di necessaria poesia.
Giampiero